martedì 2 novembre 2010

Qui un Francesco Crispi può sempre entrare liberamente!

Papà, sino al giorno della sua morte, viaggiava tantissimo.
Una delle mete più frequenti dei suoi spostamenti era Roma.
Viaggiava sempre in aereo, in occasione dei viaggi brevi.
Talvolta, per i viaggi lunghi, come quando andava a seguire il Festival del cinema di Taormina oppure quello annuale di Mozart, a Salisburgo, si spostava con la macchina.
Gli piaceva viaggiare in auto, anche per lunghe ore di seguito e da solo: probabilmente la cosa gli dava un senso di libertà.
Io, per esempio, non ricordo di averlo mai accompagnato in auto in uno dei suoi lunghi viaggi.
Il mio viaggiare in auto con lui è legato soltanto ai nostri ricordi di gite familiari allargate, la domenica e dintorni, risalenti ai tempi della mia infanzia, e poi ai viaggi - frequenti, peraltro, sino ad un certo punto della mia adolescenza - per andare a trascorrere i week-end a Piano Zucchi (Rifugio CAS) sulle Madonie.
Per lui, andare a Roma era come prendere l'autobus: faceva il pendolare, andando la mattina presto e spesso tornando la sera, con l'ultimo volo.
Questa fu appunto la circostanza della sua morte.
Andava al seguito del Ferdinando Stagno D'Alcontres (di cui era uno stretto collaboratore), prima come Presidente ARS e successivamente come Presidente della Cassa di Risparmio V.E. delle Provincie Siciliane.
Molti degli ultimi viaggi a Roma furono correlati con le attività istituzionali previste per il Premio Pirandello per il teatro, promosso dalla Cassa di Risparmio con il patrocinio della Presidenza della Repubblica (alla presentazione ufficiale del Premio D'alcontres, il suo vice Visalli, papà e alcuni altri furono tutti ricevuti dal Presidente della Repubblica, a quei tempi Saragat).
Ma, a Roma, andava anche innumerevoli volte per seguire i lavori parlamentari, visto che - anche dopo essere passato a lavorare alla Cassa di Risparmio come Capo Ufficio Stampa , continuava ad avere la direzione responsabile di Cronache Parlamentari Siciliane, la rivista ufficiale (mensile) dell'Assemblea Regionale Siciliana, la cui direzione mantenne per quasi dodici anni consecutivamente sino alla sua scomparsa.
Una volta ci raccontò questo episodio (che, di recente, ci è stato rievocato in maniera identica da alcune persone che abbiamo conosciuto in occasione di una gita a Palazzo Adriano).
Era a Roma e doveva entrare alla camera dei Deputati, ma - in quell'occasione - non aveva con sé il tesserino di giornalista, oppure un usciere particolarmente solerte lo bloccò sulla porta.
L'usciere dopo avergli chiesto come si chiamava telefonò a qualcuno di alto rango per risolvere il problema o per chiedere consiglio.
A quanto pare, la richiesta venne girata ad Amintore Fanfani in persona.
L'usciere disse: "C'è qui alla porta uno che vuole entrare.
"Come si chiama"?
"Si chiama Francesco Crispi".
Fanfani rispose: "Qui, un Francesco Crispi può sempre entrare liberamente! Le porte sono sempre aperte per lui"!
E mio padre entrò al Palazzo con tutti gli onori del rango.
Evidentemente l'usciere era del tutto digiuno di storia.

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