venerdì 2 aprile 2010

Mio padre e la musica

Mio padre amava molto la musica classica.
Quando ero ancora piccolo, fu grazie a lui che arrivò a casa un piccolo grammofono (siamo alla fine degli anni Cinquanta e ancora non si parlava certamente di stereofonia Hi-Fi). Quello che lui portò consentiva anche l'ascolto di vecchi LP 78 giri, alcuni dei quali erano ancora disponibili nei pochi negozi specializzati esistenti a Palermo.
E lui cominciò alacremente a comprare dischi e ad ascoltarli (e a farmeli ascoltare).
Gli piaceva di tutto, anche se la sua attenzione, nel corso del tempo, andò polarizzandosi sui grandi compositori di musica classica e sull'opera.
Ma era comunque un'ascoltatore vorace e a casa portava di tutto, poichè le sue visite al negozio di Ricordi (del quale era diventato un assiduo cliente) erano particolarmente frequenti.
Mi appassionavano alcune sue scelte che, al giorno d'oggi, sarebbero molto attuali, ma che allora potevano parere soltanto bizzarre e che esprimevano un recupero di antiche tradizioni dei folk song.
Per esempio, una volta portò a casa un disco che conteneva vecchi canti dei balenieri ed un altro sui canti tradizionali dell'America Latina.
Quando ci trasferimmo nella nuova casa, acquistò un mobile stereo, per quei tempi abbastanza avanzato quanto a qualità di riproduzione, e questo lo accompagnò per il resto della sua vita.
Alla sua morte fui io ad ereditarlo, assieme all'uso della stanza adibito a suo studio, ed io lo utilizzai sino a quando, crica 10 anni dopo la sua morte comprai un mio primo impianto di stereofonia Hi-Fi.
Ma quel mobile stereo ce l'ho ancora, in perfette condizioni di uso: quegli oggetti - negli anni Sessanta erano fatti per durare, non erano "a tempo", come quelli che fabbricano oggi...
L'apparecchio che, chiuso, aveva tutta l'apparenza di un basso ed elegante tavolino stava collocato nel suo studio.
Papà, quando era a Palermo, subito dopo pranzo (ma, talvolta, anche la sera), si ritirava nella sua stanza e si dedicava all'ascolto delle sue musiche preferite, magari sorseggiando due dita di whisky.
La sua era una ricerca instancabile: scopriva sempre nuove cose, non si fermava mai a ciò che già conosceva e, così, la sua discoteca andava crescendo sempre di più.
Ai tempi dell'uscita del film di Antonioni, Morte a Venezia, scoprì Mahler e a questo compositore a dedicarsi appassionatamente. Sosteneva che fosse un genio musicale, un grande.
Di domenica pomeriggio, sempre quando non era in viaggio, si dedicava a lunghe sedute non stop di ascolto musicale: avendo più tempo a disposizione, aveva la possibilità di ascoltare per intero la riproduzione di un'intera opera.
La domenica pomeriggio, talvolta, coinvolgeva nell'ascolto lo zio Armando, marito di mia zia Jole, la sorella di mamma. Papà aveva la straordinaria capacità di trovare con ogni persona dei punti di contatto e di complicità e su tali affinità, anche se magari vi erano poi divergenze su molte altre cose, si edificavano buone e solide amicizie.
Io, la musica, la seguivo da lontano: dopo pranzo nei giorni di scuola mi ritiravo nella mia stanza a studiare (soprattutto ai tempi del Liceo, quando gli impegni si facevano più incalzanti) e quindi la sua musicapotevo ascoltare soltanto molto smorzata, comme sottile colonna sonora.
Sovente, papà faceva delle incursioni sino alla mia stanza per chiedermi di raggiungerlo per ascoltare meglio con lui un certo brano.
Era evidente che avrebbe voluto condividere con me questo suo piacere.
Ma io era inflessibile.
Non credo di avere mai soddisfatto questa sua richiesta.
Lui allora indugiava qualche istante e mi illustrava qualche passaggio di cui, anche da lontano, si poteva seguire l'armonia, oppure mi raccontava di qualche aneddoto riguardante la vita del compositore di quella musica.
La domenica, quando non c'erano pressanti impegni scolastici, avrebbe voluto rapirmi con sé nella sua stanza della musica, ma io - soprattutto negli ultimi suoi anni - avevo sviluppato dei gusti musicali divergenti e mi chiudevo nella mia stanza ad ascoltare i miei dischi con un piccolo giradischi portatile che lui mi aveva regalato.
D'altra parte, mio padre - da precursore - da qualcuno dei suoi viaggi mi aveva portato dei dischi che, sul momento, avevo preso in scarsa considerazione proprio perchè venivano da lui e che, invece, a distanza di tempo, scopersi essere assolutamente all'avanguardia nel panorama musicale pop di quel tempo, come ad esempio il celebre Bare wires di John Mayall.
Se c'è una cosa di cui continuo a rammaricarmi oggi, è quella di non avergli regalato il piacere di quei momenti di condivisione di ascolto musicale che lui tanto reclamava.
Ma ci si accorge ge delle cose che si sarebbero potute fare e non si sono fatte, quando è ormai troppo tardi per porre rimedio.
Negli ultimi anni, mio padre spinto dalla sua passione per la musica, ogni luglio andava a Salisburgo per seguire le manifestazioni del festival di Mozart.
Ci andava formalmente come giornalista, ma - in realtà - questa era una delle sue modalità di fuga verso la libertà e l'autonomia.
Per quanto concerne la sua passione per la musica, soleva dire (un po' scherzando, ma un po' sul serio) che gli sarebbe piaciuto fare il Direttore d'orchestra, quasi che questo fosse un suo sogno nel cassetto, mai realizzato.
 
Creative Commons License
Francesco Crispi. Chi era by Maurizio Crispi is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at francescocrispigiornalista.blogspot.com/.